La testimonianza delle antiche origini di Benetutti è riportata dai diversi siti di interesse archeologico.
Il territorio conserva ancora in buono stato numerosi resti risalenti alla preistoria. In particolare la Tomba di Monte Maone consente di far risalire la presenza umana nel territorio comunale almeno al terzo millennio a.C.
Si possono osservare in gran numero tutte le tipologie dei monumenti presenti in Sardegna: domus de Janas, dolmen, menhir, tombe dei giganti e nuraghi. Le sepolture ipogeiche sono spesso scavate entro dei massi isolati, per lo più accessibili mediante un padiglione o un dromus, o aprentesi sul piano di un basamento roccioso. Da visitare le domus di Montrigu Lolloe, ricavata da un enorme masso di forma ovoidale con una fossetta sulla sommità; Molimentos, scavata in una roccia monolitica nelle vicinanze di un ruscello d'acqua; Mandra e'Giosso, la sola in Sardegna a due piani; infine, Luzzanas, conosciuta soprattutto per la presenza di un graffito a "spirale"  unico in Sardegna e simile a molti altri presenti in diverse culture arcaiche del nostro mondo. Particolare il Dolmen di Monte Maone, attribuito alla cultura di S.Michele, un esempio di ibrido tra due diversi sistemi di sepoltura: ipogeico e megalitico; nelle vicinanze si trova la tomba dei giganti omonima, purtroppo quasi totalmente distrutta. Di forma fallica, il menhir di Monte Mannu, orientato a est, forse a simboleggiare la forza vitale del principio solare. Nel territorio permangono i resti di numerosi nuraghi, tra cui il nuraghe S'Aspru, uno dei più grandi del Goceano, il nuraghe Sisine con l'annesso villaggio che dominava tutta la vallata, il nuraghe Puddighinu, la cui rampa si svolge a 360° e il sito Carvoneddu.
Durante la dominazione romana, i conquistatori stanziarono in maniera costante in questa zona, grazie alla presenza delle sorgenti termali di San Saturnino. I romani sfruttando quelle che definivano "Aquae Lesitanae" diedero vita ad una frequentata stazione termale. La testimonianza è riportata da Claudio Tolomeo, celebre astronomo, matematico, geografo e fisico, vissuto nel secondo secolo, che nel libro "Introduzione Geografica" decanta le "Aquae Lesitanae".

Il dottor Martino Carillo, canonico della Chiesa Metropolitana di Saragozza, nel relazionare al suo Re Don Filippo, nel 1611 dice:
"[…] Vi sono nel regno molti bagni d'acqua calda e temperata, e particolarmente nel Goceano, ove si vedono le inscrizioni su pietre dei mali che dette acque curano. Si vedono ancora diverse costruzioni dell'epoca romana, dai Romani costruite, perché amanti di detti bagni. Queste costruzioni, per l'incuria dei locali, sono ora in rovina. Gli antichi scrittori fanno gran menzione di detti bagni. Solino Giulio (cap. 10) dice che vi erano fonti e bagni che sanavano ogni sorta di mali, saldavano le ossa rotte e curavano dal veleno e dalle infermità degli occhi. […]"

Sulla cima del colle dove stanno i bagni, sopra i resti di una precedente costruzione nuragica, sorge la chiesetta di S. Saturnino. Il tempietto è antichissimo, forse uno dei primi costruiti in Sardegna dai Pisani. Non si conosce l'anno preciso della sua costruzione. Di esso esiste solo un atto di donazione, fatto nel 1164 dal Vescovo Atone de Castra. Con questo atto la chiesa con una forte rendita passava ai Camaldolesi, che durante il Medioevo presero possesso del territorio.
Durante il periodo giudicale, il Goceano faceva parte del Giudicato del Logudoro e vi erano incluse le Curatorie di Anela e di Gociani: questa seconda aveva per capoluogo la villa di Bortiocoro (presso Burgos ed Esporlatu), in seguito distrutta. Considerata come una regione ricca, per le sue foreste e gli armenti, il controllo del territorio era oggetto di frequenti contese fra i Giudici logudoresi e arborensi, i quali, pur appartenendo ad unica schiatta, non esitavano ad impugnare le armi l'uno contro l'altro per accrescere i rispettivi territori.
La dominazione aragonese produsse su Benetutti l'effetto che generò in gran parte dei villaggi dell'Isola: insieme a carestie e pestilenze, provocò un forte spopolamento. Quando i Piemontesi (1720) si insediarono in Sardegna si trovarono ad affrontare una difficile situazione, soprattutto a causa del banditismo che rendeva quasi impossibile il pieno controllo del territorio.

Fonti:
Comune di Benetutti - Biblioteca Multimediale
Storia del Goceano dal 1600 al 1900 di A. Murineddu
Il Goceano - di A. Satta-Branca -P.Brandis -F. Giordo